La Val di Vara si trova in provincia di La Spezia; si estende su 575 chilometri quadrati e conta oggi circa 30.000 abitanti. Il comune più importante è Varese Ligure, che al censimento del 1936 aveva circa 6.000 abitanti. Il territorio pur montagnoso non è aspro e i declivi sono favorevoli all’agricoltura e al pascolo del bestiame.
Dopo l’8 settembre 1943 i componenti dell’Amministrazione fascista di Varese ligure fuggono abbandonando tutto, e la zona viene retta da un Commissario prefettizio. Nella valle sono insediate le Brigate garibaldine Coduri e Cento Croci che con le loro azioni disturbano le comunicazioni fra Liguria ed Emilia, in posizione strategica proprio a ridosso della Linea gotica. Troppo poco importante per meritare un presidio, la zona si trova molto presto libera dall’occupazione nazifascista e già alla fine di novembre del 1943 i comandi partigiani e i cittadini devono impegnarsi in una forma di autogoverno democratico.
Il 23 novembre 1943, in un albergo di Varese Ligure, si tiene la prima riunione della Giunta comunale formata dai rappresentanti partigiani, dal Commissario prefettizio, da due rappresentanti di Varese Ligure e dai rappresentanti di sette delle quattordici frazioni che componevano il comune. La Giunta elegge Felice De Gaudio come presidente, attribuendogli le facoltà di sindaco; ogni rappresentante di frazione è incaricato di vigilare sull’andamento della propria zona, senza assumere però prerogative giuridico-amministrative precise.
La prima questione da discutere riguarda gli approvvigionamenti: nella zona oltre agli abitanti e ai partigiani, si sono rifugiati moltissimi sfollati che premono sulle risorse alimentari locali. Si stabiliscono quindi le norme per l’ammasso dei cereali, delle patate e del grasso di maiale, si decide di controllare la macellazione del bestiame, si fissano i prezzi, i quantitativi e le modalità di distribuzione alle famiglie dei generi di prima necessità.
Nella seconda riunione, la Giunta in collaborazione con i Comandi garibaldini organizza un servizio di polizia per la tutela dell’ordine pubblico; istituisce inoltre un servizio sanitario pubblico e gratuito. Si pensa anche alle scuole, chiamando a collaborare tutti gli insegnanti disponibili, anche fra gli sfollati, che verranno però retribuiti dalle famiglie degli alunni, giacché la Giunta non dispone di fondi.
Viene anche avviato il lavoro politico per favorire la partecipazione democratica della popolazione, per ascoltare esigenze e bisogni più urgenti e per informare sui principi e gli scopi della lotta partigiana. Insomma, per stabilire con la popolazione un indispensabile legame di fiducia.
Nell’inverno però le forze nazifasciste scatenano un massiccio rastrellamento che obbliga le forze partigiane a disperdersi. Dopo combattimenti e tragiche vicende, i partigiani tornano a Varese Ligure, dove la collaborazione fra le unità partigiane, i componenti della Giunta e la popolazione prosegue fino alla fine della guerra, facendo di quell’appartato lembo appenninico un’oasi precoce di pace e di democrazia.