La Zona del Litorale Adriatico comprendeva le province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e si estendeva fino a Lubiana, in Jugoslavia. Insieme con la Zona delle Prealpi (Alpenvorland), comprendente le province di Trento, Bolzano e Belluno, si trovava sotto diretta amministrazione tedesca, sia militare che civile, e quindi il territorio venne totalmente sottratto alla sovranità della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Il 1 ottobre 1943 vi si installò un Gauleiter, Friedrich Rainer, già governatore della Carinzia, nominato direttamente dal Fuhrer. Era coadiuvato dal generale delle SS Odilo Globocnik, che aveva operato in Polonia per l’annientamento degli ebrei. Nella zona fu vietato l’arruolamento di truppe per la Repubblica Sociale; fu creato una forza armata locale, la Guardia Civica, alle dirette dipendenze dei tedeschi; podestà e prefetti erano nominati direttamente dalle autorità tedesche. Tutto ciò non impedì che nel territorio sorgesse, oltre a quella di Nimis, la zona libera della Carnia – una delle repubbliche partigiane di più lunga durata e di maggior efficienza sotto l’aspetto amministrativo e civile.
Il processo di germanizzazione aveva due scopi; uno immediatamente bellico, per distruggere le formazioni partigiane sia slave che italiane, che esercitavano una forte pressione sulle truppe tedesche, nonché per tenere sotto controllo le vie di comunicazione con l’Austria e la Germania. Ma da parte di Hitler c’era anche un interesse politico a riprendere sotto la propria diretta amministrazione i territori ex asburgici, per farne un prolungamento del Reich, con un chiaro intento irredentistico per il quale i nazisti cercarono di guadagnarsi l’appoggio delle popolazioni locali.
Questi provvedimenti, presi rapidamente da Hitler subito dopo la formazione della Repubblica Sociale Italiana, rappresentarono per Mussolini una grandissima umiliazione, giacché venivano sottratti all’Italia i territori duramente conquistati con la prima guerra mondiale, nella quale egli stesso aveva combattuto. Secondo una lettera del diplomatico tedesco Rudolf Rahn, riportata da Frederick W. Deakin nella sua “Storia della repubblica di Salò”, “il Duce si è occupato del problema senza interruzione e con frequenti e violente reazioni. Ha seguito attentamente la stampa tedesca in queste zone… in alcuni provvedimenti presi dall’alto commissario, il Duce vede la preparazione dell’annessione futura di queste zone alla Germania”.
L’argomento doveva essere trattato nell’incontro fra Hitler e Mussolini che si svolse a Klassheim il 22 aprile 1944. Nella relazione tenuta da Mussolini all’inizio della conferenza, la questione delle zone annesse non venne trattata con la dovuta energia. Secondo il maresciallo Graziani, che era presente ai colloqui, “Mussolini non aveva mordente, non sapeva parlar chiaro, specie di fronte a Hitler”. La Zona costiera adriatica restò fino alla fine della guerra nelle mani dei nazisti, i quali – oltre alle stragi loro consuete – vi installarono la Risiera di San Sabba, presentato come luogo di transito, ma che era di fatto un vero e proprio campo di sterminio per gli ebrei e gli oppositori politici che vi trovarono tragico destino.