Scuola e pubblica istruzione

Quasi tutte le zone libere si formano nell’estate del 1944 e devono immediatamente confrontarsi con il problema dell’istruzione pubblica, almeno a livello elementare: le scuole devono riaprire l’autunno successivo e perciò bisogna anzitutto reperire i locali adatti, se gli edifici scolastici sono stati occupati o bombardati. E – aspetto più importante – bisogna inventare una scuola altra, diversa da quella del testo unico fascista, che insegnava ai giovanissimi a “credere, obbedire, combattere” per un regime ormai condannato dalla storia. Inoltre, gli insegnanti di ogni livello erano stati arruolati come più o meno volonterosi collaboratori del regime.

Anche in questo campo le zone libere adottano misure ispirate alla moderazione: in Carnia vengono allontanati solo gli insegnanti che si erano distinti per il loro zelo fascista, e si indica di far lezione eventualmente con libri non di testo, come “Cuore” di De Amicis. A Varzi la giunta reperisce gli insegnanti, provvede alla fornitura di legna per il riscaldamento e cerca di attuare una prima revisione dei testi scolastici. In Alto Tortonese vengono riattivate 20 scuole elementari, con sezioni staccate nelle piccole frazioni. Le giunte allontanano i maestri dichiaratamente fascisti e indicono riunioni per decidere come dare agli alunni un’educazione conforme ai principi democratici. Si eliminano i testi fascisti e si indicano i nuovi programmi che vertono sulle materie di italiano, storia e geografia. A Sebastiano Curone e Rocchetta Ligure vengono aperte anche due scuole medie con i professori sfollati dalle città; la scuola è a pagamento, ma i ragazzi di famiglie povere vengono accolti gratuitamente. Anche a Torriglia per le scuole si fa ricorso ad insegnanti sfollati, in sostituzione di quelli compromessi con il regime,e si preparano nuovi programmi depurati della propaganda fascista.

Mal’azione più lungimirante in fatto di istruzione si dimostra quella dell’Ossola, dove si concentra un gruppo di personalità di grandissimo rilievo politico e culturale. Una commissione di esperti, presieduta da Gianfranco Contini, programma la riapertura delle scuole per il 16 ottobre, ma bisogna anzitutto elaborare una nuova scuola consona al nuovo orientamento democratico. Si progetta l’acquisto di testi scolastici in Svizzera, e Mario Bonfantini inizia la compilazione di un’antologia ispirata a nuovi criteri letterari e didattici. La commissione affronta anche il problema del totale rinnovamento della scuola media, allora elitaria e basata sull’insegnamento del latino, anticipando di vent’anni l’idea di una scuola media unificata, che dia spazio alle lingue straniere, alla matematica e alle scienze, secondo le esigenze di una società moderna. L’istruzione e la cultura sono viste come elemento fondante di una nuova società, in cui i tecnici preparati secondo le esigenze delle tecnologie moderne abbiano una salda coscienza politica che li orienti nella vita pubblica. A questo tendono le ore di educazione storico-politica dirette dai commissari delle brigate, i quali non cessano la loro opera educativa neppure dopo la caduta della repubblica dell’Ossola,durante la prigionia in Svizzera. Dopo la liberazione, sarà quello il programma delle nuove scuole fondate dai partigiani appena scesi a Milano dall’Ossola, che prenderanno il nome di Convitti scuola della Rinascita.