Sanza è un paese del Vallo di Diano, nell’entroterra di Salerno, situato a 558 metri di altitudine. In base al censimento del 1936, aveva 2800 abitanti, e oggi non se ne discosta molto, avendone 2700. Nel 1943 anche in queste zone lontane i contadini, stanchi delle vessazioni del fascismo e dei ras locali, vittime di una miseria secolare e ulteriormente immiseriti dall’economia di guerra, nel vuoto di potere creatosi dopo lo sbarco degli Alleati a Salerno diventano protagonisti di rivolte che saldano l’antifascismo con le lotte antiche per la terra, con la lotta di classe.
A Sanza scoppia una delle rivolte più importanti, grazie anche alla presenza di Tommaso Ciorciari e Aniello Buoniconti. Il 10 ottobre 1943 una folla di circa 300 contadini, dopo aver costretto alle dimissioni il podestà fascista, acclama “commissario del popolo” il vecchio antifascista Tommaso Ciorciari. Era nato a Sanza nel 1876, era emigrato in Argentina, dove aveva imparato a leggere e scrivere ed era entrato in contatto con le idee socialiste; tornato in Italia prima dello scoppio della prima guerra mondiale, aveva preso a difendere la causa degli umili e si era subito scontrato con il fascismo trionfante. Di inclinazione comunista, ma non legato al partito, dopo l’8 settembre trovò che era il momento di agire, appoggiato dal nuovo segretario comunale Buoniconti, anch’egli di ispirazione comunista.
Nel breve periodo della Repubblica contadina, furono prese una serie di misure contro i detentori del potere a livello locale: i notabili compromessi col fascismo furono allontanati, 12 impiegati comunali e l’ammassatore del consorzio agrario vennero licenziati; inoltre ai contadini poveri venne consentito di macinare il grano senza portarlo all’ammasso, fu proibito l’accaparramento di risorse alimentari. Il 30 ottobre Ciorciari osò consentire che 40 contadini occupassero le terre incolte del proprietario Tommaso Morena; il 31 alcuni rappresentanti di Sanza si recarono nel vicino paese di Caselle per appoggiare un’esperienza analoga, e più tardi a Buonabitacolo. La libera repubblica di Sanza si era spinta troppo oltre e aveva messo in allarme sia la locale stazione di carabinieri che il Comando alleato di Vallo. Il 20 novembre Ciorciari, Buoniconti e altre 35 persone vennero arrestate con le accuse di usurpazione di cariche pubbliche, associazione a delinquere, occupazione di terreni privati e altro. Gli arrestati restarono in prigione fino al 2 gennaio 1944, ma il processo si svolse molto più tardi, a Lagonegro, nel 1947. Era intervenuta nel frattempo l’amnistia, e i processati poterono tornare alle loro case.
L’esperienza della libera repubblica contadina, benché durata solo 36 giorni, lasciò una traccia importante: infatti al referendum istituzionale del 2 giugno 1946, il popolo di Sanza diede la propria adesione alla Repubblica nella misura del 49,8%, mentre in provincia si ebbe solo il 24,8%.
Commenta Gloria Chianese in un articolo pubblicato su “Patria indipendente” dell’aprile 2014: “Vi è in tutta l’esperienza della repubblica una commistione di antico e di nuovo. Si attinge a piene mani dai codici culturali del mondo contadino, che sono attivati per dar voce alle urgenze della sopravvivenza ma anche a istanze nuove. Emerge la volontà di sostituirsi alle autorità costituite. La repubblica – siamo alla fine del 1943 – è al di qua del dibattito monarchia/repubblica che avrebbe infiammato di lì a poco il Paese. Piuttosto è forte il rimando ad un’antica tradizione egualitaria, che si combina con il richiamo al comunismo sovietico. Si tolgono i ritratti del re e della regina e il crocifisso dall’aula consiliare, il simbolo diventa la bandiera rossa”.