Una piccola zona libera riuscì ad emergere anche nel Friuli orientale, ai confini con la Jugoslavia. La zona comprendeva i paesi di Nimis, Attimis, Faedis, Lusevera, Taipana e Torlano, con un’estensione di circa 300 chilometri quadrati, e contava circa 20.000 residenti.
Le condizioni economiche erano migliori di quelle della Carnia: erano presenti coltivazioni intensive di viti, frutta, ortaggi, cereali, che davano una relativa autosufficienza alimentare alle popolazioni. Era facile raggiungere i grandi centri della pianura per ulteriori approvvigionamenti e per l’assistenza sanitaria.
Il territorio è presidiato dalle formazioni partigiane della I Brigata Osoppo, con circa 1.000 uomini, reclutati fra i contadini e gli studenti, e che incorporava gruppi di ufficiali e soldati del disciolto esercito italiano; mentre la Divisione Garibaldi Natisone, comandata da Mario Fantini, “Sasso”, e con Giovanni Padoan, “Vanni” come commissario politico, è costituita da contadini e soprattutto da operai delle industrie di Gorizia e Monfalcone. La Divisione era organizzata su tre brigate, “Buozzi”, “Picelli” e “Gramsci”, e affiancata da altri reparti minori per un totale di circa 2.000 uomini.
Le due formazioni partigiane operano sul confine con il territorio dei partigiani sloveni del IX Corpus, sull’alto e medio Isonzo e intorno a Gorizia: una situazione delicata che sarà fonte di discordie fra osovani e garibaldini.
Nella primavera del 1944 comunque le due formazioni, superando le diffidenze reciproche, riescono a creare un comando unificato e a fondersi nella I Divisione Osoppo Garibaldi. Le colonne partigiane minacciano la ferrovia Pontebbana, che aveva un’importanza vitale per le comunicazioni tedesche con l’Austria.
La zona aveva una notevole importanza strategica non solo per le comunicazioni, ma anche perché costituiva una cerniera fra la zona libera della Carnia a nord-ovest, e quella realizzata dalle formazioni partigiane slovene a est. Alla fine di luglio 1944 anche qui, come nella Carnia, sorgono dei CLN locali, composti da rappresentanti del Partito d’Azione, del PCI, della DC, del PSI e da alcuni indipendenti.
Non si riuscì però a creare una Giunta centrale, in grado di esercitare un potere autonomo. La vita civile resta sempre dominata dai comandi partigiani, in un primo tempo per le necessità di sicurezza e di ordine pubblico. Viene costituito, su impulso dei partigiani, un CLN militare, formato da rappresentanti politici e militari dei diversi partiti, che ha l’incarico di organizzare libere elezioni, in collaborazione con i CLN locali. Ad Attimis il sindaco venne eletto da un’assemblea di 120 capifamiglia, solo uomini.
La durata assai limitata dell’esperienza di autogoverno – da luglio a settembre del 1944 – non permette di affrontare organicamente i problemi amministrativi in materia di alimentazione, sanità, fisco, istruzione (era estate, tempo di vacanze), come poté fare la Carnia libera. In generale però si può affermare che i CLN e gli amministratori eletti o designati mantennero un atteggiamento moderato, che contribuì a non acutizzare i rapporti antagonistici fra piccoli coltivatori diretti da una parte, e alcuni proprietari terrieri dall’altra.
La vita civile si svolge in relativa tranquillità, senza grandi conflitti o tensioni sociali, fino al 25 agosto, quando i tedeschi e i cosacchi occupano Torlano, incendiando il paese e trucidando 36 uomini, donne e bambini. Alla fine di settembre poi l’offensiva tedesca sferrata dalla 305° divisione della Wehrmacht infrange subito il fragile fronte partigiano e incendia quasi tutti i paesi.
Ai primi di settembre, nel momento difficile della severa sconfitta militare, la Resistenza jugoslava propone l’inquadramento delle formazioni partigiane italiane direttamente nel IX Corpus sloveno. La direzione dell’Osoppo respinge la proposta, mentre la divisione Garibaldi Natisone passa l’Isonzo e, in base ad accordi politici e militari fatti propri dal CLN Alta Italia, prosegue la lotta in territorio sloveno, in condizioni negoziate fra pari.
Gli osovani assumono posizioni sempre più critiche verso la resistenza jugoslava e garibaldina, dando luogo a un conflitto politico-ideologico che si trasformerà tragicamente in scontro armato in occasione dell’eccidio di Porzus, alle malghe situate nel comune di Faedis, il 7 febbraio 1945.