Il nome completo dell’organizzazione era “Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà”. Fondato da Giancarlo Pajetta nel settembre-ottobre 1943, come organizzazione unitaria di massa, ebbe subito fra i suoi dirigenti Gillo Pontecorvo, Raffaele De Grada, Elio Vittorini, Aldo Tortorella. In novembre la direzione venne assunta da Eugenio Curiel, in sostituzione di Pajetta, chiamato ad altri incarichi.
La maggior parte dei militanti erano giovani comunisti, ma lo stesso Partito comunista raccomandò di garantire la più ampia partecipazione dei giovani di altri partiti. Nel gennaio 1944 un incontro fra Curiel e Pontecorvo, del Pci, con Dino Del Bo e Alberto Grandi, rappresentanti del movimento giovanile della DC, portò a un accordo unitario che si estese rapidamente alle organizzazioni giovanili del Psiup e del Partito d’azione.
Nel programma pubblicato nel gennaio 1944 Curiel indicava i diversi compiti dei giovani delle varie categorie sociali: i giovani operai dovevano esigere la cessazione dei licenziamenti, appoggiare le rivendicazioni sindacali e sviluppare la partecipazione giovanile a tutte le lotte di fabbrica; gli studenti dovevano smascherare gli insegnanti e le autorità scolastiche di ogni grado che si erano rese complici dei fascisti; i giovani contadini dovevano affiancare le lotte nelle campagne contro le requisizioni a favore di fascisti e nazisti. Come scriveva Curiel sul giornale “La nostra lotta” nel novembre 1944, compito del Fronte della Gioventù era di “convogliare tutte le forze giovanili per potenziare il contributo alla guerra di liberazione nazionale, dare ai giovani una palestra nella quale poter compiere la loro educazione democratica, superando ogni residua mentalità fascista”. E palestra particolare fu l’esperienza delle repubbliche partigiane e zone libere, dove i gruppi del Fronte della Gioventù si inserirono nella concretezza dell’azione politica e amministrativa delle comunità.
Nel febbraio 1945, quando Curiel viene assassinato dai sicari fascisti a Milano, in piazza Conciliazione, il Fronte contava migliaia di aderenti; esistevano numerosissimi gruppi nelle fabbriche, nelle scuole, nelle grandi città e nei villaggi, e molti giovani erano entrati nelle brigate partigiane. In particolare, il loro contributo era stato determinante in Toscana, per la liberazione di Firenze.