Ferruccio Parri

Ferruccio Parri, “Maurizio”, nasce a Pinerolo nel 1890. Il padre, direttore del Civico Convitto, è un fervente mazziniano e il giovane Ferruccio fin dall’infanzia assimila i valori legati ai “doveri dell’uomo”. Terminato il liceo, si iscrive alla facoltà di lettere e filosofia all’Università di Torino e si laurea nel 1913 con una tesi sull’economia piemontese del sei-settecento. Dopo una brevissima esperienza di insegnante, presta servizio di leva in fanteria e segue il corso per allievi ufficiali di complemento.

Lo scoppio della prima guerra mondiale nell’autunno 1914 lo vede schierato dalla parte degli interventisti, convinto che la guerra contro gli Imperi centrali, assolutisti e militaristi, favorisca la democrazia e il progresso civile. Prende parte alla guerra, raggiungendo il grado di maggiore, e con il bilancio finale di un congelamento ai piedi e tre medaglie d’argento al valor militare.

Intanto si è collegato con i gruppi intellettualmente più attivi del tempo, in particolare con la “Voce” di Giuseppe Prezzolini; contatta anche il “Corriere della Sera”, dove entra a esercitare come giornalista dal 1923: il mattino insegna lettere al ginnasio del Liceo Parini. Fra i suoi amici si contano Piero Gobetti, Gaetano Salvemini, Carlo Rosselli, Riccardo Bauer. Tra il 1924 e il 1926 è fra i promotori della rivista “Il Caffè”, uno dei primi e dei più colti fogli antifascisti. Dal 1926, quando le “leggi fascistissime” mettono fuorilegge tutti i partiti, Parri si impegna nell’attività clandestina e con Sandro Pertini e Carlo Rosselli organizza la fuga in Francia del vecchio socialista Filippo Turati. Arrestato e processato a Savona, gli imputati usano il processo come tribuna per lanciare un forte messaggio di libertà.

Dopo vari anni di prigionia e di confino a Ustica e Lipari (rifiuterà di chiedere la grazia), Parri torna a Milano e lavora all’Ufficio studi della Edison, dove conduce studi di economia, senza mai cessare di svolgere attività antifascista clandestina fra le fila di Giustizia e Libertà e dal 1942 del Partito d’Azione. Dopo un ulteriore periodo di carcere, dopo l’armistizio diventa un deciso sostenitore dell’insurrezione armata per cacciare gli occupanti tedeschi, porre fine alla guerra e procedere a un rinnovamento della società italiana.

Parri, per le capacità militari e le sue particolari doti di mediatore, nonché per il peso che assumono le formazioni partigiane di Giustizia e Libertà, assume un ruolo centrale nella Resistenza: nel gennaio 1944 diventa capo del CLN Alta Italia, e dal giugno divide con Luigi Longo del Pci la carica di vicecomandante generale del Corpo Volontari della Libertà (ne è comandante il generale Luigi Cadorna). Nel 1944 il CLNAI è il fulcro dell’operazione tesa a creare le amministrazioni civili nelle zone liberate da tedeschi e fascisti; Parri se ne occupa personalmente, intervenendo in particolare in Valle d’Aosta, dove si presentano urgenti i problemi relativi alle rivendicazioni autonomiste della regione.

Intrattiene i rapporti con gli alleati, che incontra per la prima volta in Svizzera nel novembre del 1943 e poi ancora all’inizio del 1945, quando viene estradato in Svizzera dopo esser stato arrestato dai tedeschi. Si è ormai alle ultime battute della guerra: subito dopo il 25 aprile, Parri è Presidente del Consiglio dei ministri nel primo governo dell’Italia libera, composto da tutti i partiti del CLN. Il governo Parri avvia la ricostruzione del paese dopo le distruzioni della guerra e predispone la rinascita democratica con la Consulta nazionale e in prospettiva con l’Assemblea costituente. Il governo Parri cade alla fine di novembre 1945, come chiaro segnale delle difficoltà che si frappongono al rinnovamento democratico del paese, ma l’indomito “Maurizio” continua la sua battaglia di libertà nel Parlamento italiano – dal 1963 come senatore a vita – fino a 90 anni.

Muore a Roma nel 1981.