Corniolo

Corniolo è una frazione del comune di Santa Sofia, in provincia di Forlì. Si tratta di un territorio tutto montuoso, che include anche i comuni di Galeata, Premilcuore e Bagno di Romagna. Il territorio si autoproclamò indipendente il 2 febbraio 1944. Fu il primo in assoluto in Italia, anticipando l’appello lanciato il 10 giugno 1944 dal CLN Alta Italia per la costituzione di forme di governo amministrativo civile che prenderanno il nome di Giunte popolari o simili.

Nella zona agiva la Brigata Garibaldi Romagnola, sotto il comando di Riccardo Fedel, “Libero”. Una figura estremamente controversa su cui ancora si sono riaccese le polemiche: era o non era una spia fascista? Recenti ricerche di un giovane storico, Davide Spagnoli, hanno potuto accertare che Fedel era iscritto nei ruolini dell’OVRA.

Ma nel 1943 questo non si sapeva. Nelle prime settimane subito dopo l’armistizio, “Libero” aveva raccolto intorno a sé un gruppo, che a novembre si era unito all’unità partigiana comandata da Salvatore Auria. Il 1° dicembre 1943 si era ufficialmente costituita la Brigata Garibaldi Romagnola, che all’inizio era formata da 80 uomini. Nell’inverno era cresciuta fino a raggiungere i 2.000 effettivi, sotto il comando militare di “Libero” e con Auria come commissario politico. Non ci sono molte ricerche su quella esperienza, forse anche a causa delle polemiche politiche che seguirono alla scomparsa di “Libero”, condannato a morte dal Tribunale partigiano presso il Comando della VIII Brigata Garibaldi Romagna in data 22 aprile 1944. Le accuse erano pesanti: contatti segreti con la Milizia fascista e con il Comando tedesco, appropriazione di un milione di lire lanciate dagli Alleati per i bisogni della Brigata, sobillazione contro i nuovi comandanti e disgregazione delle formazioni partigiane durante il rastrellamento di aprile. Venne probabilmente fucilato fra il maggio e il giugno seguenti.

Il contrasto fra Fedel e il comando garibaldino mette in luce la discussione non certo accademica sulla strategia della guerra di liberazione, fra coloro che puntavano alla guerra di guerriglia e ad azioni che coinvolgessero la popolazione e tutte le forze politiche italiane, e coloro che invece con una visione esclusivamente militare volevano ricostituire un esercito regolare, in grado di affrontare battaglie manovrate.

Dalla ricerca di Dino Mengozzi veniamo a sapere che non si svolsero elezioni, sia pure nella forma elementare della assemblea dei capi famiglia, né della struttura di governo facevano parte i civili. Risulta però che nel mese scarso di vita della “repubblica”, “furono discussi e adottati numerosi provvedimenti di gestione diretta, di riforma agraria, incluse misure disciplinari nei confronti dei partigiani, cui fu proibito l’uso di bevande alcoliche e l’accesso ai caffè”.

Il territorio libero servì da rifugio per decine di prigionieri britannici, aiutati a fuggire dai campi di prigionia. Vi furono ospitati alcuni generali inglesi: Philip Neame, Richard O’Connor, John Combe, Edward Todhunter.

Alla scomparsa di Riccardo Fedel gli successe al comando Ilario Tabarri, nome di battaglia “Pietro Mauri”.