L’Italia centrale non resta certo estranea al movimento resistenziale: lungo la dorsale appenninica i tedeschi organizzano successive linee fortificate – Viktor, Barbara e Bernhardt nel Casertano, poi più a nord la Linea Gustav e la Linea Gotica – lungo le quali si sviluppano accanite battaglie con gli alleati che, dopo lo sbarco in Sicilia nel giugno 1943, risalivano la penisola. Ad esacerbare l’animo delle popolazioni concorrono, come ovunque, la misere condizioni di vita, la difficoltà di procurarsi il vitto, i feroci bombardamenti che lasciano migliaia di famiglie senza tetto. E ancora di più vi concorrono le stragi perpetrate dai nazifascisti, come a Pietransieri, in Abruzzo, dove massacrano 130 persone, quasi tutte donne e bambini. O alle pendici del Gran Sasso, dove si raduna un gruppo di giovanissimi, in gran parte studenti liceali: la banda, ancora inerme, viene sorpresa dai tedeschi e nove ragazzi vengono fucilati come “franchi tiratori”.
Non manca l’intervento della Repubblica Sociale Italiana con i suoi bandi di arruolamento che prevedono la pena di morte per i renitenti e i disertori, nonché rappresaglie per le loro famiglie, e contribuiscono a ingrossare le formazioni partigiane.
Dall’Emilia alle Marche, dalla Toscana all’Abruzzo, dall’Umbria al Lazio, ovunque nascono le bande partigiane. Anche qui intervengono a far da catalizzatore della lotta i “vecchi” socialisti, i comunisti reduci dalla guerra di Spagna, dalle carceri e dal confino, nonché i prigionieri politici di varie nazionalità, soprattutto i partigiani slavi, evasi dai numerosi campi di concentramento (ce n’erano diciannove solo in Abruzzo). Si distinguono per il loro spirito combattivo le formazioni partigiane abruzzesi, al comando di Ettore Troilo, che nell’immediato dopoguerra diventerà prefetto di Milano; nelle Marche il movimento partigiano ha uno sviluppo tale da permettere una vera e propria battaglia, a Monastero, che vede i nazifascisti in fuga dopo aver lasciato sul terreno 148 perdite.
Il movimento partigiano dell’Italia centrale non ha però il vigore e lo slancio di quello del Nord. Scrive Roberto Battaglia: “Il dato fondamentale è lo scarso ricambio di uomini e di quadri: manca la classe operaia del Nord che ponga a disposizione le sue energie”.
Un esperimento di zona libera si ebbe nella zona meridionale dell’Umbria, in un vasto territorio appenninico che comprendeva i comuni di Cascia, Norcia, Monteleone, Leonessa, San Pancrazio e Poggio Bustone, fra le province di Rieti, Terni e Perugia. Qui, subito dopo l’8 settembre 1943 cominciano ad affluire centinaia di soldati sbandati, cui si aggiungono molti prigionieri di guerra, soprattutto jugoslavi, fuggiti dai campi di concentramento fascisti. A Poggio Mirteto si forma una banda di militari guidata da Patrizio D’Ercole, mentre nella valle del fiume Nera si costituisce una formazione liberale guidata dal capitano Ernesto Melis. Queste bande hanno tuttavia uno scarso ruolo, visto l’attendismo tipico delle formazioni autonome. Sull’altopiano della Leonessa alcuni operai comunisti provenienti dalle fabbriche di Terni, cui si uniscono prigionieri sovietici e jugoslavi evasi, costituiscono la formazione garibaldina “Spartaco Lavagnini”, che inizia immediatamente gli scontri armati: il primo si svolge il 19 settembre. Sempre in settembre si costituisce a Terni il CLN formato dai soli partiti di sinistra, il PCI, il PSIUP e il PRI. Intanto le bande partigiane aumentano rapidamente gli effettivi per l’afflusso di giovani delle classi dal 1922 al 1925, renitenti alla leva fascista. Il 1° febbraio 1944 i vari distaccamenti partigiani, riuniti a Colforcella presso Cascia, costituiscono la brigata garibaldina “Antonio Gramsci”. Comandante militare è lo slavo Svetozar Lakovic, “Toso”, e commissario politico è Alfredo Filipponi, “Pasquale”, comunista di Terni.
L’azione partigiana investe le aree montuose con una serie di attacchi che tra il febbraio e il marzo 1944 portano alla liberazione dell’alta Valnerina e del Nursino dove il 16 marzo si costituisce una vasta zona libera. Ne è capitale Cascia, dove si installa il Comando della brigata Antonio Gramsci.
Viene rapidamente costituito il CLN locale, che prende subito i primi provvedimenti. Viene distribuito alla popolazione un grosso quantitativo di riso e di olio, sottratti ai tedeschi. Nella sede del municipio si distruggono immediatamente gli elenchi dei giovani di leva. Viene installato un tribunale per giudicare e punire collaborazionisti, spie e gli stessi partigiani eventualmente responsabili di crimini. L’ospedale della città viene in parte riservato alla cura di partigiani feriti, mentre per i prigionieri alleati evasi dai campi fascisti si prepara un posto di ristoro. Si allestisce un campo di addestramento per i partigiani. In particolare nella regione Marche il Partito comunista si preoccupa di curare la preparazione dei commissari politici, impartendo corsi di storia e di tattica militare, secondo il modello descritto da Ruggero Giacomini.
Ma non c’è tempo per dispiegare pienamente l’azione civile, amministrativa ed educativa: la brevità dell’esperienza impedisce di creare un legame solido fra i partigiani e la popolazione, e non risulta quindi possibile creare strutture di autogoverno paragonabili a quelle di altre analoghe esperienze nel Nord Italia. Infatti dopo sole due settimane, il 29 marzo, reparti di Alpenjäger, unità SS carriste, squadre della divisione Göring e formazioni fasciste (“Battaglioni M” e paracadutisti) in tutto circa 15.000 uomini forniti di armi pesanti, iniziano un furioso rastrellamento che investe tutta la zona occupata dalla Brigata Gramsci. Più di cinquanta partigiani vengono uccisi, ma la furia si scatena anche sulla popolazione civile: a Leonessa i tedeschi, guidati da una spia italiana, uccidono 52 persone fra cui il sacerdote don Concezio Chiaretti, di 28 anni, presidente del CLN locale e cappellano della Brigata Gramsci. Il paese di Poggio Bustone viene incendiato e completamente saccheggiato e distrutto. Fra marzo e aprile, dopo una settimana di rastrellamento, le vittime tra i civili ammontano a un totale di 650.