Bobbio

Bobbio si trova sull’Appennino piacentino nella media valle del Trebbia, ai piedi del monte Penice. Nel 1944 aveva circa 6.000 abitanti. E’ al centro di un nodo montuoso che permette di irraggiarsi verso l’Oltrepò pavese e l’Alessandrino, verso la Liguria e l’Emilia. E’ sede di un’abbazia, fondata dal monaco irlandese Colombano e dotata di biblioteca e scriptorium, che per lunghi secoli svolse un importante ruolo religioso e culturale, oltre che politico ed economico.
Nel 1944 nella Val Trebbia operava la Divisione di Giustizia e Libertà “Piacenza”, con circa 1.500 uomini. Vi si trovava anche la Brigata Garibaldi “Stella Rossa”, forte di circa 500 uomini. Tutte le forze partigiane nel settembre 1944 confluiranno sotto il Comando unico piacentino retto da Emilio Canzi.
Ai primi di luglio del 1944 tedeschi e fascisti, sotto la pressione delle forze partigiane, sono costretti ad abbandonare tutto il territorio. Bobbio resta libera il 7 luglio. Non vengono indette elezioni, ma è il Comando partigiano che alla fine del mese nomina direttamente una Giunta composta da cittadini non troppo compromessi col fascismo. Il territorio libero comprendeva 17 comuni della bassa Val Trebbia, mentre l’alta valle insieme con la Val d’Aveto costituiscono una zona libera a sé stante, quella di Torriglia.
L’attività amministrativa si limita alle misure più indispensabili per i rifornimenti alimentari: fissazione del prezzo per il pane, la carne, il latte, disciplina della macellazione, distribuzione di frumento o farina per le famiglie più bisognose. Inoltre, aprendo comunicazioni dirette con il Piacentino, è possibile far arrivare rifornimenti di cereali alle zone montane più isolate, fino all’entroterra ligure.
Nella cittadina i partigiani trovano a propria disposizione l’ospedale civile, dove curare i feriti, un’officina meccanica per riparare le armi, e due tipografie dove si procede subito a stampare due giornali, “Il grido del Popolo” di Giustizia e Libertà, e “Il Partigiano”, dei garibaldini.
Nell’estate però la zona acquista un particolare interesse strategico per i tedeschi, i quali devono tenere aperte le comunicazioni fra la Liguria e la Valle padana dopo lo sbarco alleato in Provenza e l’arroccamento della Wehrmacht sulla linea gotica.
Alla fine di agosto i tedeschi iniziano una vasta operazione di rastrellamento e Bobbio cade il 27 agosto, dopo due giorni di combattimenti.

Un secondo periodo di liberazione viene però vissuto dal 22 ottobre successivo, dopo una nuova offensiva partigiana. E’ in questo periodo che si cerca di stabilire dei collegamenti fra i diversi gruppi partigiani. La Giunta nominata a luglio si rifiuta di riprendere le sue funzioni, data la precarietà della situazione militare. Pare che ci sia stata qualche discussione in materia fiscale – quali tasse far pagare e a quale istituzione – ma l’unico documento al riguardo è un articolo apparso sul giornale “Il Partigiano”. L’amministrazione viene condotta direttamente dal Comando partigiano di Giustizia e Libertà. L’unica attività continuativa è la stampa del giornale “Il Grido del Popolo”, impostato su toni genericamente patriottici.
Il 23 novembre inizia un nuovo rastrellamento, condotto da reparti fascisti e dai “mongoli”, cioè la Divisione “Turkestan” composta da ex prigionieri russi. Bobbio ricade nelle mani fasciste il 28 novembre. Le truppe partigiane sono costrette a disperdersi, all’inizio di un inverno che sarà durissimo. Molti tornano a casa. I pochi partigiani che decidono di restare in montagna trovano rifugio nelle “buche”, dove solo l’assistenza continua dei contadini della zona permette loro di sopravvivere.